Spesso si sentono frasi del tipo “Partita Iva? Mai! Con tutte quelle tasse!” E in risposta, l’adepto che fattura, va subito appresso con un bel: “Sì, però guarda che puoi scaricare un sacco di roba…”.
Le generalizzazioni lasciano il tempo che trovano.
Tutto nero o tutto bianco? Non sempre. Esistono anche i grigi, terreni sconosciuti in cui i protagonisti di una chiacchiera da bar non amano addentrarsi. E’ il caso di certi regimi fiscali: sappiamo che le partite Iva ordinarie possono scaricare vari costi, ma meno chiaro (e più grigio!) è capire cosa si scarica nel regime forfettario.
Un regime… “a basso costo”
Per quelli che cercano risposte ad un fatto di vita o di morte, ovvero se aprire o meno Partita Iva al giorno d’oggi, la questione dei costi può essere un fattore determinante.
Se un libero professionista, che svolge un’attività per cui sono previsti costi bassi, opta per il regime forfettario, possiamo dire che è sulla giusta strada. Ok, non troppo entusiasmo. Mettiamo in chiaro subito la parte che fa storcere la bocca: non è possibile dedurre alcuna spesa dal proprio reddito.
Il reddito imponibile infatti, per gli aderenti al forfettario, è decurtato di un coefficiente di redditività che si differenzia a seconda dell’attività svolta (la forbice è ampia: dal 40% per le industrie alimentari al 78% di attività professionali scientifiche e tecnico-sanitarie). In pratica, se non dovete viaggiare e spendere milioni in benzina e caselli, o se non dovete acquistare i computer della NASA per le vostre routine lavorative… this is a good deal.
L’eccezione conferma la regola!
E se non si scaricano i costi… allora cosa si scarica nel regime forfettario?
Il regime in questione include nella sua stessa definizione il concetto di imposta forfettaria: se si pagano le tasse con un’aliquota fissa calcolata applicando al reddito un determinato coefficiente, è proprio il concetto stesso di “detrazione” ad essere incluso forfettariamente nella “proposta” del regime in questione.
Fermi tutti però! E i contributi previdenziali, tanto temuti con l’arrivo di Agosto? Béh, la deduzione dei contributi è applicata al reddito già decurtato dal coefficiente di redditività: prendete questa cifra, sottraete i contributi previdenziali obbligatori versati nell’anno in questione (relativi quindi all’anno precedente)…
E cuocete in forno a 170°, per 40 minuti.
Fatto? Bene. Se l’ammontare dei contributi versati relativi all’anno passato supera il reddito netto dell’anno in corso, allora la differenza è deducibile dal reddito complessivo!
Se, e diciamo se!, il professionista possiede altri introiti assoggettati ad Irpef, dedurrà dunque l’eccedenza contributiva dal reddito. In caso contrario, niente da fare: non potrete riportare l’eccedenza di contributi all’anno successivo.